La punizione è un intervento educativo che si basa sull’applicazione di un castigo da parte del genitore o educatore nei confronti del bambino. Per esempio, il bambino può essere punito perché disobbedisce ai genitori, perché dice una parolaccia, prende un brutto voto a scuola o picchia il fratellino o la sorellina.
Castighi e punizioni sono cambiati nel corso del tempo: si è passati, grazie anche all’apporto della ricerca socio-psico-pedagogica, da un approccio molto severo e repressivo, che prevedeva spesso punizioni corporali e umiliazioni verbali, a modalità più morbide.
Oggi, infatti, è raro trovare contesti familiari in cui i genitori rispondono alla cattiva condotta dei loro figli con castighi molto severi, sia morali che corporali.
Invece, le punizioni al giorno d’oggi possono prevedere, ad esempio, privare il bambino di qualcosa a cui tiene molto, come andare ad una festicciola di compleanno, agli allenamenti dello sport che pratica o impedirgli di guardare la TV. Oppure, al contrario, obbligarlo a fare qualcosa che non gli piace, ad esempio mettere in ordine o fare i compiti. Il bambino che si comporta male viene spesso rimproverato, talvolta anche con toni duri e urla, oppure chiuso nella sua stanza per qualche tempo.
Talvolta vengono ancora applicate punizioni corporali, anche se (per fortuna) non è più considerato “normale” colpire i bambini sulle mani con un bastone se combinano un pasticcio. Tuttavia, ad alcuni genitori capita di dare uno “scappellotto” dietro la testa o uno schiaffo sulle guance, soprattutto se in preda alla rabbia o all’esasperazione.
Come sempre, il nostro presupposto è che il genitore perfetto non esista e che nessuno abbia il potere di giudicare l’operato di altre mamme e papà: fare il genitore è un lavoro molto difficile e tutti cerchiamo di fare del nostro meglio.
Qui, invece, vogliamo chiederci quale sia il modo più efficace per farlo, che semplifichi la vita ai genitori e doni più serenità ai figli. In questo caso, quindi, non vogliamo tanto mettere in discussione la modalità di punizione, quanto la sua efficacia: punire i bambini serve? Rende i bambini più obbedienti e gli permette di imparare le regole?
Il dibattito sulla questione è ancora aperto, ma secondo gli studi recenti sembra che la risposta a queste domande sia no.
Le ricerche, infatti, rilevano che una volta ricevuta la punizione, il bambino persevererà nell’errore; anzi, talvolta il comportamento scorretto può addirittura peggiorare. Il castigo spesso induce il bambino a dire bugie e a fare le cose di nascosto per evitare i rimproveri. Il bimbo può sentirsi meno responsabile e motivato al cambiamento del suo comportamento, poiché è rassegnato all’atteggiamento di rimprovero dei genitori.
Inoltre, il metodo punitivo può creare “senso di colpa” e minare l’autostima, perché crea una mortificazione che non aiuta a crescere: la punizione rende un bambino emotivamente fragile ed insicuro.
Il piccolo si sente ferito ad ogni castigo e, a lungo andare, le ferite possono trasformarsi in rabbia e rancore verso i genitori che lo puniscono. Il bimbo può sentirsi solo e smarrito, “tradito” proprio da chi gli vuole bene e, con il passare del tempo, il rischio è che figli e genitori si allontanino, perché il bambino, oltre a non avere libertà di scelta, non terrà conto delle conseguenze di ciò che fa, ma deciderà solo in base alla reazione dell’adulto.
Castighi e punizioni, quindi, non solo sembrano essere poco efficaci nel momento presente in cui vengono applicati, ma si ripercuotono lentamente su tutto il pensiero del bambino, nei suoi atteggiamenti e nel suo modo di affrontare gli altri e le situazioni.
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