I litigi tra fratelli fanno parte della vita quotidiana di qualsiasi genitore che abbia più di un figlio. Basta davvero poco per scatenarli: la scelta di cosa guardare in tv, il contendersi i giocattoli, la precedenza in bagno.
Nonostante il litigio possa assumere forme e toni molto “caldi”, che spesso spingono i genitori a cercare di placarlo, dobbiamo tenere presente che, in realtà, le liti tra fratelli sono assolutamente normali e fisiologiche. Anche quando si urlano o si spintonano, il conflitto è una forma di relazione e una lite tra bambini non è paragonabile ad una rissa tra adulti: non bisogna preoccuparsi.
I bambini non litigano con gli estranei, ma con le persone con cui c’è un legame stretto, come amici o fratelli, e in genere il motivo del litigio riguarda il contendersi qualcosa che entrambi vogliono, come un oggetto o le attenzioni dei genitori. Ma cosa deve fare il genitore? È giusto intervenire oppure no?
I genitori, infatti, si trovano spesso a fare da “arbitri” nei litigi tra i figli, nel tentativo di calmare gli animi, evitare che si facciano male o di riportare la pace nella famiglia. Tuttavia, spesso, ciò che si ottiene è solo una tregua momentanea.
Secondo gli esperti, intervenire non è la soluzione migliore. Sarebbe più opportuno che il genitore evitasse di intromettersi nel merito della discussione, cercando di capire quanto è successo, trovare il “colpevole” e proporre una soluzione: il pensiero degli adulti, infatti, è diverso da quello infantile e l’atteggiamento “da giudice” porta i bambini a sentirsi inadeguati e dà il via ad un circolo vizioso in cui ognuno cerca di dimostrare la sua innocenza.
È più utile, invece, che il genitore abbia un ruolo di mediatore e aiuti a promuovere la comunicazione e il confronto tra i fratelli: incoraggiarli a scambiarsi la propria versione dei fatti, senza dire cosa è giusto e cosa è sbagliato e senza schierarsi. Bisogna aiutarli ad esprimere il proprio punto di vista e le proprie emozioni, invitandoli a rispettare anche quello che prova e pensa l’altro, e lasciando che trovino un accordo tra di loro.
I bambini, a differenza di quanto a volte pensiamo, sono in grado di affrontare da soli queste difficoltà. Non solo, ma litigare fa bene: permette di imparare a negoziare e aiuta a sviluppare capacità di interazione sociale.
Promuovendo il confronto tra i fratelli durante i loro litigi, infatti, gli facciamo capire l’importanza di ascoltare il punto di vista degli altri, di esprimere il loro in modo chiaro e di trovare un compromesso. Il bambino impara a trovare soluzioni creative ai problemi, oltre che a riconoscere i propri limiti e a stare con gli altri.
Qualsiasi relazione, infatti, implica la presenza di un conflitto, sia nell’infanzia che nella vita adulta, ed imparare a gestirlo fin da piccoli permetterà di sviluppare competenze preziose nelle relazioni sociali. Inoltre, lasciare che i bambini gestiscano da soli i loro litigi li aiuterà a sentirsi e diventare un po’ più autonomi.
Infine, evitare di intervenire dall’alto nei litigi tra fratelli fa sì che siano loro a decidere come costruire la loro relazione, in modo che il rapporto sia autentico e che gli permetta di crescere insieme.
Il compito del genitore, insomma, è insegnare ai figli a “litigare bene”: non intervenire ergendosi a giudice e cercando di chiudere in breve tempo il conflitto, ma aiutarli a comunicare, esprimendo il proprio punto di vista e cercando un accordo.
Guidarli nel gestire le discussioni, in quest’ottica, farà sì che i bambini imparino a confrontarsi in modo costruttivo, nel rispetto di se stessi e degli altri, sviluppando competenze fondamentali in ogni relazione.
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