Secondo i dati dell’Istat, una famiglia su dieci è formata da un nucleo monogenitoriale, ovvero da genitori single (prevalentemente mamme, nell’82% dei casi) e dai loro figli. Essere mamme o papà single non è semplice: fare il genitore è già un lavoro molto difficile quando si è in due, ma da soli è una sfida ancora più impegnativa. Crescere i propri figli da soli comporta un senso di responsabilità e un carico emotivo inevitabilmente più alti.
Ci sono circostanze diverse che portano alla monogenitorialità. È difficile categorizzare, poiché ogni situazione familiare è unica ed evolve nel tempo, ma possiamo individuare alcune suddivisioni generali. La monogenitorialità può essere una scelta, ad esempio quando una persona single decide di ricorrere alla procreazione assistita o all’adozione, oppure essere una circostanza inevitabile, come nel caso di lutto o separazioni. Ma il termine può essere usato anche per quelle famiglie in cui un genitore è assente per ragioni di lavoro o di salute. Vi sono infine anche coppie in cui i genitori non stanno più insieme, ma gestiscono comunque insieme la vita dei figli.
Ma quali sono le maggiori sfide che deve affrontare una famiglia monogenitoriale?
Sicuramente una prima difficoltà per i genitori single è che ci si sente soli. In molti casi ci si è trovati a dover affrontare il grande dolore di una perdita o di una separazione e a questo si somma la difficoltà di imparare a crescere un figlio senza il supporto di un partner. Inoltre spesso ci si sente diversi o “fuori posto” rispetto agli altri genitori in coppia; e talvolta a “rincarare le dose” si aggiungono i commenti di conoscenti o familiari, derivanti da pregiudizi purtroppo ancora diffusi sulla monogenitorialità.
Vi sono poi anche difficoltà pratiche, legate alla gestione della quotidianità: lavoro, casa e tutti gli impegni dei figli ricadono sulle spalle di un’unica persona che, davanti a un tale carico di lavoro quotidiano, finisce spesso per dedicare meno tempo a se stessa, con un forte aumento dei livelli di stress.
Infine, anche a causa di quanto detto finora, nel genitore single possono insorgere ansia e sensi di colpa: potrebbe sentire di non riuscire ad offrire ai figli un tenore di vita adeguato, o abbastanza tempo o attenzioni, e sentirsi responsabile per la situazione e per queste presunte “mancanze”.
Questi ostacoli costituiscono sicuramente delle sfide difficili e peculiari per le famiglie composte da un solo genitore. Tuttavia, come di fronte ad ogni difficoltà, ciò che conta è trovare strumenti per farvi fronte.
Innanzitutto è fondamentale, in ogni famiglia ma a maggior ragione quando si è genitori single, imparare a pianificare e organizzarsi in modo efficiente. È importante anche essere creativi: a volte bisogna adattarsi anche a scelte non convenzionali, come ad esempio farsi aiutare da una ragazza alla pari oppure coinvolgere amici e parenti.
Questo ci porta ad un altro aspetto di vitale importanza: imparare a chiedere aiuto. Una mamma o un papà soli hanno ancora più bisogno di aiuto rispetto alle coppie e non c’è niente di sbagliato nel chiederlo. Oltre a nonni, parenti e amici, esistono numerose comunità di genitori single, anche online. Ne sono esempi Gengle e OneParent, dei veri e propri social network per genitori single, dove fare nuove conoscenze e trovare informazioni e servizi utili.
Un ultimo consiglio per cercare di vivere più serenamente la monogenitorialità è di essere sempre orgogliosi della vostra famiglia e dei vostri figli. Non esiste un “quadro ideale” della genitorialità, l’essere in due non sempre rende le cose più semplici perché ogni famiglia ha i propri problemi. Inoltre ricordiamo, come sempre, che non esistono genitori perfetti né figli perfetti, e che è necessario accettare i propri limiti.
La monogenitorialità può quindi essere una sfida effettivamente complessa ma non impossibile, e che anzi può aprire nuove possibilità e prospettive. Infine, ricordiamo che gli studi su questo tema hanno dimostrato come le capacità genitoriali non dipendano dal numero di genitori, dal loro genere o orientamento sessuale: ciò che conta per crescere un figlio sereno è il coinvolgimento amorevole del genitore, che lo renda capace di rispondere il meglio possibile ai bisogni del bambino.
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